Fermati. Rilassati. Fa silenzio. Prendi tempo. Prega. Mettiti davanti a Dio... Potremmo andare avanti a scrivere tante altre espressioni per dire il senso di ciò e di cui oggi abbiamo più che mai bisogno: ritrovare il silenzio e fare silenzio, chiudere la bocca, tacere le tante parole che non fanno bene a noi e agli altri e che tante volte feriscono (per fortuna che un vecchio saggio diceva di "contare almeno fino a dici prima di parlare/rispondere..."), spegnere i cellulari e i molteplici social… E potremmo andare avanti… Tutto questo per che cosa?
È proprio vero, le vie del Signore sono infinite e si possono anche incrociare. Diciamo questo, perché su questa strada si sono incontrate due persone sconosciute (che hanno alle spalle situazioni impegnative “di salute”) che si sono subito intese al primo sguardo, creando una sintonia speciale.
Giorni di sosta, intrisi di ascolto, silenzio e preghiera, quelli che abbiamo vissuto in questa settimana.
Ci stiamo avvicinando alla Pasqua, passando per il Calvario del Venerdì Santo. E anche se non sappiamo cosa dire di fronte al dramma di tante morti che ci coinvolgono, non possiamo fare a meno di fare appello a quella fede che ci è stata donata, a quella fede che in certi momenti diventa magari ribellione nei confronti di un Dio di cui spesso sentiamo il silenzio, di un Dio che non riusciamo a capire, di un Dio che a volte sentiamo lontano, eppure, nella fede, piccola o grande che sia, non ne possiamo fare a meno…
In alcuni incontri attorno al tema della parrocchia viene riaffermato fortemente che, alla luce del Concilio, "soggetto" della pastorale è la Chiesa: sono i battezzati, non solo ed esclusivamente i preti.
Ho letto che in Tibet, sulle alte montagne gli abitanti da secoli recitano preghiere per il cielo; restano per ore a guardare in alto, sempre più in alto. Raccontano che trovano nella volta del cielo una grande serenità.