letterina 20090524

L'affondo

 

I gigli dei campi

    L’amore è semplicità. L’amore è un miracolo che si rinnova continuamente.
Ma il cammino che ci conduce a raggiungerlo spesso ci appare difficile, soprattutto perché  continuiamo  ad  aggiungere  invece  che  a  togliere,  a  complicare invece che a spogliare. Un amore nasce e cresce solo se noi riusciamo a creare le giuste condizioni. Quando due persone decidono di amarsi per sempre e vogliono prometterlo davanti a Dio, rileggendo un passo del Vangelo di Matteo,  possono  trovare  le  regole  indispensabili  per  creare, mantenere  e  non perdere  quelle  giuste  condizioni:" Guardate  come  sono  liberi  gli  uccelli  del cielo". La libertà. E’ il primo punto. Libertà di non dover apparire come ti vorrebbero, ma come sei, libertà di svincolarsi dai mille condizionamenti esteriori. Libertà nel rispetto dei tempi di crescita dell’altro. Libertà di cercare il tuo e il suo vero bene.
"Guardate come crescono i gigli dei campi".
L’evangelista non scrive come sono belli, ma come crescono i gigli dei campi. 
Un fiore di serra ha tutto prestabilito: seme, calore, acqua, concime.
Ad un fiore di campo il seme lo porta il vento, prende acqua e calore quando viene. La differenza è che un fiore di serra prende la vita come qualcosa di dovuto, un  fiore di  campo  come un dono. Essere  come  i gigli dei  campi  vuol dire aprirsi alla bellezza del creato, vivere la vita come un miracolo che si ripete. E’ riuscire a dire ogni giorno al tuo compagno di viaggio:" E’ meraviglioso che tu esista".
"Cercate prima il regno di Dio, il resto lo avrete in  più". 
Noi,  invece,  cerchiamo  prima  il  superfluo  e  poi  non  abbiamo  tempo  per  le cose che contano. Se puntiamo a ciò che vale, il resto non mancherà.


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letterina 20090517

L'affondo

 

Ascoltare

 Quando un uomo, il cui matrimonio era in crisi, cercò il suo consiglio, il maestro disse:
'Devi imparare ad ascoltare tua moglie'.
 
L’uomo prese a cuore questo consiglio e tornò dopo un mese per dire che aveva imparato ad ascoltare ogni parola che la moglie dicesse. 
 
Il maestro gli disse sorridendo:'Ora torna a casa e ascolta ogni parola che non dice'.

Anthony De Mello

A volte bisogna proprio imparare ad ascoltare parole non dette...


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letterina 20090510

L'affondo

 

Che fai nella vita?     

“Correre a piedi nudi nei prati. Capelli al vento…”
E all’improvviso...Fermarsi. Guardare. Fili d’erba accarezzati dal vento, sfumature di colori...Un mare di verde che si inchina nel vento per salutare il tempo .
Un lago di azzurro che si rialza verso il cielo per inebriarsi di luce. Una danza in ascolto del vento. Il vento libera l’amore...E reincanta la vita...Prendere fra le mani un filo d’erba e sentire germogliare gocce di rugiada negli occhi. Un sorriso al cielo. E nel vento nasce il canto di grazie al Creatore.
Le “povere” cose, un filo d’erba, una poesia, una nuvola che scivola davanti al sole, sono quelle che ci accompagnano là dove tutto ci ha lasciati. Le cose umili brillano come l’oro nella mano tesa di Dio.
Alla domanda “che fai nella vita?” ecco quello che mi piacerebbe rispondere, quello che non oso rispondere:
mi occupo delle cose piccole piccole, porto la testimonianza di un filo d’erba.

C. Bobin


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letterina 20090503

L'affondo

 

M di Maria     

"La portò a casa sua". Sapete cosa significa?
La introdusse nel cerchio dei suoi interessi, nel cerchio dei suoi affetti, nel cerchio delle persone più care e più belle che lui potesse avere. La introdusse quindi all’interno dell’esperienza religiosa e umana più profonda.
Quindi, la Madonna,che diviene la madre di Giovanni, il quale simbolizza tutta la chiesa, diventa anche la mamma nostra. Noi la possiamo chiamare "mamma" senza paura. Anzi, dobbiamo considerarla così.
Io talvolta mi preoccupo perché nei confronti della Madonna abbiamo un rapporto di grande rispetto. Difficilmente riusciamo a toglierle di capo il diadema delle dodici stelle per vedere quanto è bella a capo scoperto. A capo nudo la Madonna è stupenda ugualmente.
Ecco perché  io credo non ci possa essere conclusione più bella che prendere questa decisione: di accogliere  la Madonna all’interno dei vostri  affari.  Fatela  diventare  socia  della  vostra  "Ditta".  Tu metti "Ditta Domenico  e Maria". E’  un  fatto  a  cui non pensiamo molto.
Introducetela  nei  vostri  affari,  nei  vostri  disegni.  Introducetela  nei vostri pensieri. Fatela diventare non solo coinquilina di casa ma anche la persona a cui confidate per prima i vostri progetti.

E la Madonna vi introduca nei suoi affari.
+ Tonino Bello


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letterina 20090426

L'affondo

Basta una goccia...

 

Stefano: Eravamo restati alla culla sospesa alla grande cupola con la statua di Gesù Bambino dalla quale, alzando lo sguardo, ci si incrociava con l’uomo della croce, appeso.

Don Giuseppe : Sì! E proprio in continuità con quella idea abbiamo vissuto la Quaresima “volgendo lo sguardo”  alla croce, appesa sopra la mensa, nel centro del presbiterio come già in molte basiliche antiche. Abbiamo scelto una riproduzione del crocefisso di Cimabue, custodito nella chiesa di S.Domenico ad Arezzo, dipinto a regola d’arte  secondo le tecniche delle icone. Per una via crucis dei venerdì di Quaresima siamo partiti con la lettura dell’opera.

 

S:Ma ora, guardandola, qualcosa è cambiato.

Don: Per la Veglia pasquale, sotto la croce che abbiamo pensato di lasciare, velandola con un tessuto chiaro, è sospeso un uovo dorato.

 

S: Una concessione alla Pasqua commerciale?

D: Non nelle intenzioni, se pensiamo non solo alla simbologia, ma alla verità  stessa di questo elemento come portatore di vita. Che poi il commercio si sia impadronito di questo elemento è un altro paio di maniche. E’ sempre bello nella benedizione delle uova vedere la fantasia e la creatività di bambini e ragazzi che portano nei cesti ciò che hanno preparato con cura nel laboratorio del giovedì santo.

 

S : Un laboratorio di uova?

 D: Sì, nel pomeriggio del giovedì santo un gruppo di mamme ha accolto bambini e ragazzi per la decorazione delle uova, segno di una preparazione più allargata che ha interessato i giorni della Quaresima.   

 

S: Ma torniamo a quello più grande, in chiesa.

D: D’accordo. Cosa non nuova comunque, se pensiamo a diversi quadri nei quali, al centro della composizione si vede un uovo. Basti ricordare la Madonna con bambino di Piero della Francesca alla Brera, dove l’uovo di struzzo che emerge da una grande conchiglia sullo sfondo, fa riferimento sia alla immacolata concezione di Maria che al casato per cui l’artista ha dipinto .Il riferimento immediato per noi è stato quello alla Pasqua poichè l’uovo, messo in quella posizione, sembra quasi l’origine dell’uomo della croce, che si intravede sotto i veli, appena sopra.

 

S: Insomma, sepolcro e risurrezione.

D : Precisamente. Ma non è tutto. Nella Veglia pasquale ho invitato a guardare quell’uovo dorato come una goccia di sangue, colata dalla croce, quasi che l’oro che circonda la croce si sia  condensato lì sotto, passione di un Dio che non ha amato per finta. San Tommaso in un celebre inno scriveva:”Basta una goccia a rendere salvo, il mondo intero da ogni delitto”. Le ferite restano, perché l’amore ha scritto la sua storia nella carne del Nazareno, ma sono ferite luminose da cui non esce più sangue ma luce. Queste ferite non sfigurano ma trasfigurano e diventano feritoie attraverso cui scorgere la vita. “ 

 

S: Io c’ero alla Veglia e mi pare di  ricordare che avevi anche parlato di lacrime. 

 D: quest’ uovo non è anche una lacrima? Eccola lì, dorata essa pure, come tante lacrime che dicono la preziosità di un amore, di una persona, di una situazione. Come la lacrima di un Dio che piange.Ma allora, quest’uovo è anche il chicco dorato di grano che cade nella terra, muore e porta molto frutto. Sì, noi viviamo di quella abbondanza.

  

S: Natale con la culla sospesa, Pasqua con la croce e l’uovo appesi. Per Pentecoste il discorso continua?

D: non poniamo limiti alla ricchezza dei santi segni. E al soffio dello Spirito.

 

(Articolo pubblicato su L’Eco di Bergamo martedì 21 aprile)

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letterina 20090419

L'affondo

Pulizie di Primavera

 

 

 

La Pasqua è preceduta dalle pulizie di primavera. Le pulizie in una casa sono organizzate tutto l’anno,ma in primavera hanno un carattere particolare. In coincidenza con l’aria nuova, le giornate più trasparenti,il pulsare della vita dentro la natura,esse esprimono un desiderio di rinnovamento totale, una segreta volontà di rinascita e di ripresa. Si aprono gli armadi, si scuotono i tappeti,si “tirano” i pavimenti, ed è come confessare che si vorrebbe purificare anche i pensieri, gli affetti, le speranze, le motivazioni abituali del vivere.
Vengono alla mente i versi che il coro recita in Assassinio nella Cattedrale di Eliot:
Il mondo è tutto sozzo.
Chiarite l’aria!
Pulite il cielo!
Lavate il vento!
Separate pietra da terra,
separate la pelle dal braccio,
separate il mondo dall’osso,
e lavateli.
Lavate la pietra,
lavate l’osso.
lavate il cervello,
lavate l’anima,
lavateli, lavateli !
Tutto è da lavare - così sembra - anche nel mondo d’oggi; tutto da purificare. Da dove cominciare a fare pulizia? Dalla politica come da più parti si invoca? E perché non incominciare da dentro le coscienze, ciascuno impegnandosi a spazzar via paure e tristezze, inerzie e compromissioni?
Non c’è che da assecondare l’aria nuova che si respira a Pasqua, quell’aria che circola nelle pagine ultime dei Vangeli. C’è aria nuova nel sepolcro di Lazzaro. C’è aria nuova nel sepolcro di Gesù.
Aria nuova anche nel cenacolo, una volta che le porte si sono spalancate. C’è un vento che soffia nella sala della Pentecoste e solleva tutto ciò che si è sedimentato sotto il peso della stanchezza, dell’abitudine, della rassegnazione. Entrerà quest’aria, come vento di primavera, anche negli spazi della nostra interiorità a portare, attraverso il sacramento del perdono, la freschezza di una vita risorta e l’animazione gioiosa della speranza che vince ogni delusione?

Luigi Pozzoli: Vedo un ramo di mandorlo

 

 

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