letterina 20091101

L'affondo

L'ombra del santo

C'era un tempo un uomo così pio che anche gli angeli si beavano nel vederlo.
Malgrado fosse così santo, egli non se ne rendeva assolutamente conto. Compiva i suoi doveri quotidiani irradiando bontà con la stessa naturalezza con cui i fiori diffondono il loro profumo e i lampioni la loro luce.
La sua santità consisteva nel fatto che egli dimenticava il passato delle persone e le vedeva come erano in quel momento e andava al di là delle loro apparenze, per arrivare nell'intimo del loro essere, dove erano innocenti e puri e del tutto ignari di ciò che stavano facendo.
Perciò egli amava e perdonava tutti coloro che incontrava e non trovava in questo nulla di strano, poiché era il risultato del suo modo di vedere gli altri.
Un giorno un angelo gli disse: «Sono stato mandato da Dio; domanda tutto ciò che vuoi e ti sarà dato. Desideri avere il dono di guarire la gente?».
«No, preferisco che sia Dio stesso a guarire» disse il santo. «Vorresti riportare i peccatori sulla retta via?» ribatté l’angelo. «No, non è compito mio toccare il cuore degli uomini. È il lavoro degli angeli» rispose. Soggiunse l’angelo: «Ti piacerebbe essere un tale modello di virtù che la gente si senta spronata a imitarti?». E il santo: «No, perché così sarei sempre al centro dell'attenzione».
Non avendo altro da dire l’angelo concluse: «Che cosa desideri allora?».
E il santo disse: «La grazia di Dio è tutto ciò che desidero». «No, devi chiedere una dote miracolosa o ti verrà imposta». «Beh, allora domando che sia compiuto del bene per mezzo mio, senza che io lo sappia».
Fu quindi deciso che l'ombra del santo uomo fosse dotata di proprietà miracolose tutte le volte che egli stava di spalle. Così, dovunque la sua ombra si posasse, purché fosse dietro di lui, i malati erano sanati, la terra diventava fertile, zampillavano le fontane e il volto di coloro che erano oppressi dalle pene della vita riprendeva colore. Ma il santo non sapeva niente di tutto questo, poiché l'attenzione di tutti era così concentrata sulla sua ombra che nessuno si ricordava di lui; così il suo desiderio di fare da intermediario senza essere notato fu esaudito fino in fondo.
 

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letterina 20091025

L'affondo

Pregare per i morti?

Pensando ai nostri morti ci chiediamo: possiamo ancora entrare in relazione con loro? E, a maggior ragione, fare qualcosa per loro?
Sono secoli che la chiesa prega per i morti. Preghiera che è presente anche nel Primo Testamento, nel libro dei Maccabei, quando Giuda organizza una colletta e la manda a Gerusalemme perché venga offerto un sacrificio per coloro che sono morti in battaglia.
E l’autore commenta:"Perché se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti" (2Mac 12,44).
Infatti, se Dio è Dio, gli è possibile raggiungere ogni uomo,anche morto. La chiesa si mantiene in questa fede; prega in ogni occasione per i morti. E anche per tutti i morti, anche per coloro "di cui solo Dio conosce la fede" (IV Preghiera Eucaristica).
Sono secoli che la chiesa parla anche di purgatorio, dove i morti attendono di essere perfettamente pronti per la visione di Dio. Non è né un luogo né un tempo. E’ una situazione. E non è una punizione. Non è piuttosto l’anima stessa che si affretta per essere purificata, perché non sopporta di comparire davanti a Dio con un velo sugli occhi e quindi senza poterlo contemplare? Il purgatorio è il luogo dell’impotenza.
Quando la chiesa ne parla, dimostra di non credere nella reincarnazione: l’uomo non ne ha bisogno, e non può "rifare i compiti". D’altronde, non può fare più nulla.
E’ destinato al dono gratuito di Dio, che lo prepara all’incontro, per pura bontà e misericordia.
La reincarnazione significa che si avrebbe una nuova possibilità di realizzare da sé la propria salvezza e di doverla meritare. I cristiani devono essere felici di poter contare sulla grazia misericordiosa di Dio. Invece, poiché la chiesa supera di molto la chiesa terrena, che è anche celeste e in via di purificazione, e dato che Dio può far brillare ovunque la grazia della sua bontà, noi possiamo, qui sulla terra, pregare i santi e supplicarli, e aiutare con la nostra preghiera coloro che aspettano di entrare nella chiara visione. E’ il mistero della comunione dei santi. E’ una pietra di paragone della nostra fede.
"Se l’uomo non si è lasciato purificare sufficientemente sulla terra, dovrà lasciarlo fare a Dio nel purgatorio fino a che avrà un animo di figlio, capace di ricevere l’ultimo e definitivo bacio di Dio"

Da: Godfried Danneels: REIMPARARE A PREGARE
 

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letterina 20091018

L'affondo

"Le nazioni cammineranno alla sua luce" (Ap 21, 24)

Scopo della missione della Chiesa è di illuminare con la luce del Vangelo tutti i popoli nel loro cammino storico verso Dio, perché in Lui abbiano la loro piena realizzazione ed il loro compimento.
Dobbiamo sentire 1’ansia e la passione di illuminare tutti i popoli, con la luce di Cristo, che risplende sul volto della Chiesa, perché tutti si raccolgano nell’unica famiglia umana, sotto la paternità amorevole di Dio. È in questa prospettiva che i discepoli di Cristo sparsi in tutto il mondo operano, si affaticano, gemono sotto il peso delle sofferenze e donano la vita. Riaffermo con forza quanto più volte è stato detto dai miei venerati Predecessori:
la Chiesa non agisce per estendere il suo potere o affermare il suo dominio, ma per portare a tutti Cristo, salvezza del mondo. Noi non chiediamo altro che di metterci al servizio dell’umanità, specialmente di quella più sofferente ed emarginata, perché crediamo che "l’impegno di annunziare il Vangelo agli uomini del nostro tempo... è senza alcun dubbio un servizio reso non solo alla comunità cristiana, ma anche a tutta l’umanità" (Evangelii nuntiandi, 1), che "conosce stupende conquiste, ma sembra avere smarrito il senso delle realtà ultime e della stessa esistenza" (Redemptoris missio, 2).
Tutti i Popoli chiamati alla salvezza
L’umanità intera, in verità, ha la vocazione radicale di ritornare alla sua sorgente, che è Dio, nel Quale solo troverà il suo compimento finale mediante la restaurazione di tutte le cose in Cristo. La dispersione, la molteplicità, il conflitto, l’inimicizia saranno rappacificate e riconciliate mediante il sangue della Croce, e ricondotte all’unità.
L’inizio nuovo è già cominciato con la risurrezione e l’esaltazione di Cristo, che attrae tutte le cose a sé, le rinnova, le rende partecipi dell’eterna gioia di Dio. Il futuro della nuova creazione brilla già nel nostro mondo ed accende, anche se tra contraddizioni e sofferenze, la speranza di vita nuova. La missione della Chiesa è quella di "contagiare" di speranza tutti i popoli. Per questo Cristo chiama, giustifica, santifica e invia i suoi discepoli ad annunciare il Regno di Dio, perché tutte le nazioni diventino Popolo di Dio.
È solo in tale missione che si comprende ed autentica il vero cammino storico dell’umanità.
La missione universale deve divenire una costante fondamentale della vita della Chiesa. Annunciare il Vangelo deve essere per noi, come già per l’apostolo Paolo, impegno impreteribile e primario.

Dal Messaggio di Benedetto XVI
per la Giornata Missionaria Mondiale




 

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letterina 20091011

L'affondo

 IL ROSARIO

 

Esiste una preghiera che ha attraversato i secoli (diffusasi principalmente dopo la battaglia di Lepanto, 1571), la preghiera di coloro che si rivolgono a Dio con il cuore più che con la testa, legata ad una profonda verità antropologica: l’essere umano è anima e corpo. Anche quando vuol pregare. Le persone pregano con il cuore, ma anche con la bocca e con le labbra, con le dita e con le mani, facendo scivolare i grani del rosario fra di esse.
A prima vista sembra essere una preghiera rivolta quasi esclusivamente a Maria, ma in realtà l’essenziale del rosario è la contemplazione dei quindici (e ora venti) misteri. Sono i misteri di Cristo: la sua incarnazione, la sua visita a Giovanni Battista nel seno di sua madre, la presentazione al tempio...il battesimo, le nozze di Cana, la Trasfigurazione...la passione, la morte, la risurrezione, la pentecoste...Per il rosario avviene come per la proiezione di un film. La bobina contiene migliaia di immagini e una banda sonora. Le immagini che raccontano la storia sono essenziali, sono quelle che vengono guardate. Ma c’è anche il suono, talvolta accessorio e sempre secondo rispetto alla vista. Però sempre presente, perché un film è composto, oltre che dalle immagini, di parole e musica. Talvolta non ce ne rendiamo conto. ma se non ci sono, lo notiamo: manca qualcosa. Lo stesso è per la preghiera del rosario. L’essenziale sono le immagini, i venti misteri. Sono questi che bisogna contemplare. Ma c’è l’accompagnamento della banda sonora: sono le Ave, Maria. Spesso ci si rende conto appena; ma se si interrompono, lo si percepisce immediatamente. Manca qualcosa.
Il rosario è questo: guardare Lui, mentre ci si rivolge a Lei. Le due cose ne costituiscono una sola. La preghiera del rosario è dunque perfettamente cristologica e allo stesso tempo mariana. Perché Maria, quando ci rivolgiamo a Lei, ci rimanda a Gesù:"Qualsiasi cosa vi dica, fatela" Gv 2,5
Non meraviglia quindi che questa preghiera abbia attraversato i secoli. E continuerà a farlo; il mese di ottobre è il mese del rosario.

Cfr Godfried Danneels: Reimpariamo a pregare


 

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letterina 20091004

L'affondo

 

FEDELTA'


Comincio a scrivere, ogni giorno, prima delle sei: resto lì per un’ora e produco una pagina, a volte un paio di frasi o nulla di nulla, e tuttavia sento che devo restare lì. Le parole hanno una vita, hanno bisogno di aria, di luce, di movimento per maturare, crescere e diventare feconde. La fedeltà vera vigila, aspetta il suo momento, esige una durata, un rimanere "fino alla fine", un perseverare e rimanere ai confini della notte, fino a che non si apre uno spiraglio di luce. La fedeltà è l’abbraccio tra il tuo modo d’essere e la direzione del cammino che hai intrapreso, esprime te stesso e conferma chi sei. Noi ci affidiamo agli altri senza garanzie né condizioni, solo perché crediamo in loro. Oggi occorrono dei rapporti d’amore che non sono solo delle buone relazioni ma un’alleanza, un promettere il futuro. Non c’è niente di più prezioso che la capacità di durare accanto ad un’altra persona: perché è la vita che dura sfidando il tempo, i dolori e la morte. Gli amori vivono se diventano storia, cioè lunga fedeltà nutrita da una resistenza che fa maturare situazioni, valori e prepara qualcosa. Fedeltà vuol dire esserci , essere alla porta, lì dove gli spazi sono aperti. Mancano oggi testimoni fedeli che non solo hanno creato cose nuove e originali, ma che sono andati oltre la superficialità e sono entrati dentro le cose e la vita. Testimoni che non imprigionano Dio nel loro concetto di onnipotenza, che non lo sfigurano erigendolo a giustiziere implacabile, ma che coltivano pazienza e vigilanza. Bella la fedeltà al cammino dell’uomo di Gesù risorto che si avvicina ai discepoli di Emmaus, si fa compagno di viaggio, si interessa della loro vita, li lascia liberi di scegliere fingendo di andare oltre, e solo alla fine spezza il pane con loro. La fedeltà a sé e all’altro è la capacità di "serbare e custodire", è amore che ha bisogno di tempo per crescere, di promesse da mantenere, di scelte che hanno dei prezzi. Nel dubbio bisogna scegliere di essere fedeli, perché anche quando le cose sembrano non cambiare, anche se tutto sembra continuare come prima, chi è fedele scruta l’orizzonte, fiuta l’aria, getta il seme e il sogno futuro è tutto dentro questa minuscola occasione che può fare del lampo una chiarezza, della scintilla una luce.

Luigi Verdi, Il domani avrà i tuoi occhi

 

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letterina 20090927

L'affondo

LA MORTE DELLA PARROCCHIA

Mi attendevo un po’ più di partecipazione all’assemblea parrocchiale di giovedì sera.
Certo, non sono così sprovveduto nel pensare che ci sarebbe stato il pienone dello scorso anno; forse era anche un giovedì con altri appuntamenti; forse non era stato fatto l’invito casa per casa come nel novembre scorso; forse la Lettera riportava già tutto il programma pastorale e il progetto della casa; forse anch’io, dopo un anno, sono ormai entrato nel panorama; forse non se ne vede l’importanza; forse...Ho ricordato una storia che avevo sentito tempo fa’: ve la propongo come stimolo alla riflessione.


Sui muri e sul giornale della città comparve uno strano annuncio funebre:"Con profondo dolore annunciamo la morte della parrocchia di Santa Eufrosia. I funerali avranno luogo domenica alle 11". La domenica, naturalmente, la chiesa era affollata come non mai. Davanti all’altare c’era il catafalco con una bara di legno scuro. Il parroco pronunciò un semplice discorso:" Non credo che la nostra parrocchia possa rianimarsi e risorgere, ma, dal momento che siamo quasi tutti, qui voglio fare un estremo tentativo. Vorrei che passaste tutti quanti davanti alla bara a dare un’ultima occhiata alla defunta.
Sfilerete in fila indiana, uno alla volta e, dopo aver guardato il cadavere, uscirete dalla porta della sacrestia. Dopo, chi vorrà potrà rientrare dal portone per la Messa". Il parroco aprì la cassa. Tutti si chiedevano:"Chi ci sarà dentro? Chi è il morto?" Cominciarono a sfilare lentamente. Ognuno si affacciava alla bara e guardava dentro, poi usciva dalla chiesa. Uscivano silenziosi, un po’ confusi. Perché tutti coloro che volevano vedere il cadavere della parrocchia di Santa Eufrosia e guardavano nella bara, vedevano, in uno specchio appoggiato sul fondo della cassa, il proprio volto.


La parrocchia ha anche il tuo volto...

 

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