letterina 20181104

Il "rumore" dei giovani

È calato il sipario sul Sinodo dei Giovani: venticinque giorni di lavoro in Vaticano per 240 vescovi di tutto il mondo e 32 “uditori”, giovani ed esperti del settore. Un incontro intenso e vivace dove i giovani hanno “fatto rumore” sollecitati in questo dallo stesso papa - e hanno contagiato i vescovi con il loro entusiasmo - Ora la responsabilità di continuare torna alle diocesi, alle parrocchie, agli oratori: “Quello che è accaduto in Vaticano per 25 giorni – sottolinea don Emanuele Poletti, direttore dell’ufficio per la pastorale dell’età evolutiva (Upee) – dovrebbe continuare ad accadere qui, per portare a scelte concrete che siano utili e opportune per la nostra realtà, facendo ciò che è sostenibile per noi. Il documento finale offre un bello sguardo sulla realtà complessiva. Dall’altra parte indica che bisogna mettersi all’opera là dove si è”. Il Sinodo è iniziato nelle diocesi e con andamento circolare, alla fine ci torna.
Un cammino condiviso, adulti e giovani insieme, vescovi e laici, con pari dignità: è stata questa l’impressione delle persone che hanno partecipato all’assemblea.
“È stato interessante – sottolinea don Emanuele – il processo con cui il Sinodo è accaduto. Molti testimoni diretti mi hanno riferito di aver apprezzato il modo in cui è stato condotto: ognuno aveva diritto di parola, e ciò che dicevano veniva sempre preso in considerazione. Una prima indicazione arrivata alla fine – e ovviamente ce l’aspettavamo - è che la strada da percorrere nella pastorale giovanile è lunga e deve proseguire nei territori”.
Il documento finale, in attesa delle conclusioni di Papa Francesco, offre già alcune linee operative: “Dobbiamo continuare a costruire piccoli processi creando legami tra le generazioni, le responsabilità e i carismi, che in un modo o nell’altro si interfacciano con i mondi giovanili. Bisogna che gli adulti, ciascuno secondo la propria vocazione, si siedano intorno ad un tavolo e provino a interrogarsi e a lasciarsi provocare dai giovani”.
Particolare attenzione è stata data al tema della formazione, alla necessità di trovare spazi dove i giovani possano emergere e al loro protagonismo. E poi che posto occupa la fede nella vita dei giovani di oggi? “Il Sinodo – conclude don Emanuele – si è posto il problema, anche se non ha individuato soluzioni, ma rilanciando la necessità di ascolto, accompagnamento, contaminazione tra mondi diversi”, proprio come nelle frasi finali della Lettera dei padri sinodali ai giovani di tutto il mondo: “La Chiesa e il mondo hanno urgente bisogno del vostro entusiasmo. Fatevi compagni di strada dei più fragili, dei poveri, dei feriti dalla vita. Siete il presente, siate il futuro più luminoso”.

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letterina 20181028

Gruppi nelle case

 

 

Riprendiamo i gruppi nelle case, come dal prospetto, da qui a Natale. Poi, nel prossimo anno, vivremo i gruppi nella Casa, la Casa di Comunità. Nelle precedenti edizioni si son mosse ogni anno un centinaio di persone: bello. Ma possiamo fare molto di più. Crediamoci! Grazie già da ora a tutti quelli che parteciperanno, alle famiglie che aprono la loro casa e agli animatori. Ore 20.30.

 

 

CASA OSPITANTE

Indirizzo

Telefono

Animatori gruppo

Giorno

Ora

Via

N° civico

Fam. Pellicioli

Brocchione

14

035-19833631

Antonio -  Ivana

Martedì: 13-20-27 nov. 4-11 dicembre

20.30

Fam. Previtali

Fam. Scalise

Campinette

   27

349 6944593

Lucia -      Francesca

Lunedì: 29 ottobre

5-12-19-26 nov.

20.30

Fam. Agazzi

Longoni

71

035-548160

Luigi -                      Patrizia

Martedì: 30 ottobre

13-27 nov.  11 dic.

20.30

Mazzoleni                      Virginia e Giacomina

Tezzolo

7

035-550242

Giovani e don

Lunedì: 12-19-26 nov. 3 dicembre

20.30

Fam. Vanoncini

Carosso

48

035-551129

Ileana-

Marialuisa

Venerdì: 9-16-23-30 novembre. 7 dic

20.30

Benedetti-Rota Giselda

Ca’

Quarengo

49

035-550077

Franco -  Marilisa

Martedì: 13-20-27 nov. 4-11 dicembre

20.30

Fam. Rota

Longoni

112

335 5379996

Ivan -

Riccardo

Lunedì: 12-19-26 nov. 3-10 dicembre

20.30

Salone Burligo

Burligo

17

3471133405

Sacerdoti

Martedì: 30 ott.        13-27 nov. 4 dic.

20.30

 

 

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letterina 20181021

Fede è relazione

Don Michele Falabretti, prete bergamasco, guida il Servizio nazionale della pastorale giovanile dei Vescovi italiani ed è nel pieno dei lavori del Sinodo dei giovani.

“È interessante vedere – spiega – che ci sono movimenti e scambi di ricerca... La visione di una Chiesa in ascolto dei giovani e di una Chiesa maestra dei giovani non sono assolutamente in antitesi.
L’esperienza di ciascuno di noi ci dice che abbiamo apprezzato gli educatori che ci hanno ascoltato e ci hanno capiti. E da loro noi abbiamo appreso di più”.
“Credo che questa dimensione sia sempre esistita. Tanto più la Chiesa riesce a far emergere questa sua effettiva disponibilità nella pratica quotidiana di ascolto e attenzione per la vita dei giovani, tanto più la sua credibilità sarà forte. Forse – aggiunge – noi abbiamo immaginato che per spiegare tutto ciò che riguarda la nostra Fede, tutti i contenuti della nostra religione, avessimo bisogno di tanti libri e di tante parole. In realtà, i giovani che si sentono accolti e ascoltati riescono ad arrivare laddove li si vorrebbe portare, in termini di annuncio, con poche parole. Se infatti io mi dispongo all’ascolto, allora l’accompagnamento si trasforma in un’invocazione da parte dei giovani che accompagno. Sono loro a chiedermi di essere accompagnati. E allo stesso tempo sono loro che ci accompagnano perché ci portano il loro sentire: sono come le antenne, capaci di captare anche i segnali più difficili della cultura del nostro tempo”.
“Tutto ciò – precisa don Falabretti – ci aiuta a non chiuderci dentro il concetto della dottrina, dietro l’idea di una fede che si risolve solo nelle verità immutabili che vanno solo spiegate. E ci aiuta ad entrare in un concetto di fede che è relazione che si gioca nell’incontro tra le persone, come in effetti è stato il Vangelo di Gesù. Il Sinodo è davvero un cammino di conversione”, conclude don Falabretti “e spero davvero che diventi respiro di una Chiesa che insieme ai giovani continua a voler abitare questo tempo: non maledicendolo, ma considerando quello spazio tempo di grazia che ci viene offerto per vivere la cosa più bella che abbiamo: la vita e la fede nel Vangelo di Gesù”.

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letterina 20181014

Imbrattatore di muri

Il muro della Parrocchia di san Michele Arcangelo e santa Rita, a Milano, è stato imbrattato alcune settimane fa con una scritta offensiva: “Aborto libero (anche per Maria)”.
Il parroco ha deciso di scrivere su Facebook una lettera aperta all’anonimo “imbrattatore”, lettera che è stata virale e ha fatto il giro della rete. Sicuramente molti l’han vista, ma la riportiamo anche per chi non è social. Eccola:

«Caro scrittore anonimo di muri, Mi dispiace che tu non abbia saputo prendere esempio da tua madre. Lei ha avuto coraggio. ti ha concepito, ha portato avanti la gravidanza e ti ha partorito. Poteva abortirti. Ma non l’ha fatto. Ti ha allevato, ti ha nutrito, ti ha lavato e ti ha vestito. E ora hai una vita e una libertà. Una libertà che stai usando per dirci che sarebbe meglio che anche persone come te non ci dovrebbero essere a questo mondo. Mi dispiace ma non sono d’accordo. E ammiro molto tua mamma perché lei è stata coraggiosa. E lo è tutt’ora, perché, come ogni mamma, è orgogliosa di te, anche se ti comporti male, perché sa che dentro di te c’è del buono che deve solo riuscire a venire fuori. L’aborto è il “non senso” di ogni cosa. È la morte che vince contro la vita. È la paura che vince su un cuore che invece vuole combattere e vivere, non morire. È scegliere chi ha diritto di vivere e chi no, come se fosse un diritto semplice. É un’ideologia che vince su un’umanità a cui si vuole togliere la speranza. Ogni speranza. Io ammiro tutte quelle donne che pur tra mille difficoltà hanno il coraggio di andare avanti. Tu evidentemente di coraggio non ne hai. Visto che sei anonimo. E già che ci siamo vorrei anche dirti che il nostro quartiere è già provato tanti problemi e non abbiamo bisogno di gente che imbratta i muri e che rovina il poco di bello che ci è rimasto. Vuoi dimostrare di essere coraggioso? Migliora il mondo invece di distruggerlo. Ama invece di odiare. Aiuta chi è nella sofferenza a sopportare le sue pene. E dai la vita, invece di toglierla! Questi sono i veri coraggiosi! Per fortuna il nostro quartiere, che tu distruggi, è pieno di gente coraggiosa! Che sa amare anche te, che non sai neanche quello che scrivi!

Io mi firmo: don Andrea»

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letterina 20181007

Famiglie troppo calde, società troppo fredda

“Molti di noi eravamo giovani o muovevamo i primi passi nella vita religiosa mentre terminava il Concilio Vaticano II”, ha detto il Papa rivolgendosi ai 267 padri sinodali, il 3 ottobre, apertura del Sinodo dei Giovani. “Ai giovani di allora venne indirizzato l’ultimo messaggio dei Padri conciliari. Ciò che abbiamo ascoltato da giovani ci farà bene ripassarlo di nuovo con il cuore ricordando le parole del poeta: L’uomo mantenga quello che da bambino ha promesso’”(Hölderlin).
Ma cosa trovano i giovani oggi? Quale è il tessuto degli adulti e quindi anche delle comunità? Sembra di registrare sempre più una sorta di abdicazione degli adulti al loro ruolo, con un venir meno della dimensione comunitaria della vita sociale, lasciata al solo al mercato che porta ad un appiattimento generazionale che vede ragazzi, giovani e adulti accomunati da una medesima dinamica: nel modo di vestire, parlare, comportarsi, ma soprattutto nelle relazioni e negli affetti che rivelano le stesse difficoltà.
Leggiamo alcuni passaggi di un libro interessante (A.Matteo: Tutti muoiono troppo giovani). È sotto gli occhi di tutti un duplice, impressionante fenomeno legato all'adulterazione dell'età adulta: da una parte, si fa strada un continuo surriscaldamento globale delle famiglie, nelle quali i bisogni dei figli vengono soddisfatti ancor prima di essere espressi, finendo a lasciar presagire preoccupanti scenari tra le generazioni coinvolte in questa ossessiva rincorsa di affetto, protezione e controllo; dall'altra, va tragicamente registrata una costante glaciazione dei rapporti sociali, segnati da marcati fenomeni di concorrenza spietata, scorrettezza senza esclusione di colpi, illegalità diffusa, difesa a oltranza di posizioni di potere, di rendita e di prestigio...
Ecco il punto: famiglie troppo calde e spazi sociali troppo freddi. Insomma paradiso e inferno, separati solo dall'uscio di casa.
E l'effetto intergenerazionale, qual è? È che i figli a casa hanno tutto, in società mancano di tutto; a casa la vita appare loro senza domande, in società appare senza risposte. Di questo sono responsabili gli adulti, indotti dalla loro longevità a credere in una sorta di personale giovinezza immortale, la quale fa sì che essi pongano in essere le condizioni perché i giovani - quelli veri - non crescano, non mettano il naso fuori di casa (tanto è il gelo), e soprattutto non vengano a reclamare nella pubblica piazza il loro posto, non incalzino con le loro prerogative disattese questi adulti del «come te li porti bene i tuoi settant'anni», non li scalzino dalle loro poltrone: insomma, non li dichiarino vecchi. Semplicemente mortali.
Insomma, non possiamo parlare della vita dei giovani – e della fede e del modo di amare e... - senza parlare degli adulti.
Un sinodo anche per loro?

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letterina 20180930

La libertà è un tesoro da conservare

Papa Francesco ha concluso il viaggio apostolico (22-25 settembre) nelle Repubbliche baltiche, alle quali prima di partire ha scritto “La libertà è un tesoro da conservare”.
Anche i motti del viaggio sono densi di significato: in Lituania è “Gesù Cristo la nostra speranza”, in Lettonia è “Mostra di essere madre”, che ricorda la fede mariana della nazione e preconizza la visita al santuario internazionale di Aglona, e in Estonia è “Svegliati, cuore mio!”.
Proprio nella messa con cui si congeda dall’Estonia, dalla Piazza della Libertà di Tallinn, il Papa è tornato a declinare una parola – libertà – che è stata il “filo rosso” del suo viaggio , fin dalla prima tappa in Lituania.
“Alcuni si considerano liberi quando vivono senza Dio o separati da Lui”, la prima ipotesi vagliata da Francesco: “Non si accorgono che in questo modo viaggiano attraverso questa vita come orfani, senza una casa dove tornare. Cessano di essere pellegrini e si trasformano in erranti, che ruotano sempre intorno a sé stessi senza arrivare da nessuna parte”.
“Spetta a noi, come al popolo uscito dall’Egitto, ascoltare e cercare”, la consegna. “A volte alcuni pensano che la forza di un popolo si misuri oggi da altri parametri”, l’obiezione raccolta dal Papa: “C’è chi parla con un tono più alto, così che parlando sembra più sicuro – senza cedimenti o esitazioni –; c’è chi, alle urla, aggiunge minacce di armi, spiegamento di truppe, strategie... Questo è colui che sembra più forte”. “Questo però non è cercare la volontà di Dio, ma un accumulare per imporsi sulla base dell’avere”, il monito: “Questo atteggiamento nasconde in sé un rifiuto dell’etica e, con essa, di Dio. Perché l’etica ci mette in relazione con un Dio che si aspetta da noi una risposta libera e impegnata verso gli altri e verso il nostro ambiente, una risposta che è al di fuori delle categorie del mercato”.
“Voi non avete conquistato la vostra libertà per finire schiavi del consumo, dell’individualismo o della sete di potere o di dominio”, ha detto Francesco: “Dio conosce i nostri bisogni, quelli che spesso nascondiamo dietro il desiderio di possedere; anche le nostre insicurezze superate grazie al potere. Quella sete, che abita in ogni cuore umano, Gesù ci incoraggia a superarla nell’incontro con Lui. È Lui che può saziarci, colmarci con la pienezza della fecondità della sua acqua, della sua purezza, della sua forza travolgente. La fede è anche rendersi conto che Egli è vivo e ci ama; che non ci abbandona e, perciò, è capace di intervenire misteriosamente nella nostra storia; Egli trae il bene dal male con la sua potenza e la sua infinita creatività”. 

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