Chiesa di Nostra Signora de La Salette alla Beita

Beita

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Delle mie sorelle sono quella che ultimamente è stata interessata ad un restauro generale, prima fuori e ora dentro, arrivando fino alle mie fondamenta. Proprio lo scavo fatto ha messo in luce le mie prime misure che mi facevano una piccola chiesa dedicata alla madonna di Caravaggio la cui apparizione era avvenuta il 26 maggio 1432, e a San Pietro d’Alcantara (1499-1562), francescano spagnolo canonizzato nel 1669.
Erano i primi anni del 1700 e si giunse alla decisione di chiedere i permessi per edificarmi lì, essendo la chiesa parrocchiale molto distante e la strada per recarvisi disagevole, specie in caso di pioggia o di neve. Lo stesso vescovo monsignor Luigi Ruzini (1698-1708) aveva potuto constatare tutto questo durante la sua visita pastorale del 1702. Il 14 aprile 1703, ottenuta l’approvazione del doge di Venezia, Alvise Mocenigo, fu presentata una domanda al vescovo Ruzini, che il 1 maggio 1703 concesse l’edificazione dell’oratorio. Così il desiderio di don Sebastiano Rubini de’ Rossi, Carlo Rota fu Francesco, Giovanni Battista Rota fu Andrea, Michele Rota Negroni fu Giovanni Battista, vedeva la sua realizzazione e cominciava la mia storia che si è sempre intrecciata con quella di coloro che qui hanno celebrato i santi misteri.
Per diversi anni le mie dimensioni rimasero abbastanza modeste, senza campanile, ne’ sagrestia, con la copertura a volta ed un solo altare ornato da un paliotto.
Beita01Negli anni successivi don Carlo Medolago, che ne divenne cappellano nel 1885, aggiunse, con l’aiuto del popolo, la cappella della Madonna e la parte delle donne. Ed è così che si giunge al titolo con il quale oggi sono comunemente indicata: Nostra Signora de La Salette, dal nome della località delle alpi francesi nella diocesi di Grenoble dove il 19 settembre 1846 la Madonna, avvolta nella luce, vestita come la donne della zona, ornata di rose e con un crocefisso con i simboli della passione sul petto, apparve piangente a due pastorelli di nome Massimino e Melania, lamentandosi di dover sempre intercedere presso suo figlio Gesù per gli uomini che disubbidivano alle sue leggi ed in particolare non rispettavano le feste e bestemmiavano. In quel luogo sorse un santuario e la devozione si propagò anche altrove e giunse fino in Italia portata dagli emigranti che si recavano in Francia per lavoro e nella zona de La Salette erano impiegati come boscaioli.
Negli anni 1966-1968, mentre era cappellano don Guerino Gamba, mi venne rifatto il tetto, tinteggiato l’interno e l’esterno, ridipinta la statua della madonna, rovinatasi per la pioggia durante una processione. Vennero rifatti il pavimento del presbiterio in granito beola ed il pavimento della sagrestia in granito. Vennero anche realizzati in granito ghiandone le sedute per i sacerdoti e l’altare antico fu sostituito da un altro dello stesso granito, consacrato dal vescovo monsignor Clemente Gaddi (1963-1977) il 1 novembre 1968. Nel 1976 Agostino Manini di Sant’Omobono dipinse al centro del catino absidale il Cristo risorto e nel 1978 gli affreschi dei santi Pietro e Paolo e la cena in Emmaus, aggiungendo così elementi pittorici a quelli precedentemente realizzati dai Sarzilla (annunciazione e apparizione de la salette) e san Pietro d’Alcantara e discorso della montagna sulla controfacciata, dello stesso Manini. Nel frattempo veniva aperta una grande nicchia nel presbiterio per accogliere la statua della Madonna con i due pastorelli.
Come hai potuto capire, il percorso è stato piuttosto complesso e non è ancora finito. All’interno continuano i lavori di restauro e di adeguamento liturgico, con l’intento di riportarmi all’iniziale semplicità e ad una maggiore armonia tra gli interventi delle diverse epoche.

 

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