Disposizioni dalla Diocesi

Funerali, battesimi e matrimoni Ecco le disposizioni della Diocesi
  • Lunedì 09 Marzo 2020
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Funerali, battesimi e matrimoni
Ecco le disposizioni della Diocesi

Tutte le disposizioni della Diocesi di Bergamo in merito ai sacramenti e alle esequie funebri.

In ottemperanza al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’8 marzo 2020 - che così recita: «L’apertura dei luoghi di culto è condizionata all’adozione di misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi, e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro di cui allegato 1 lettera d); sono sospese le cerimonie civili e religiose, ivi comprese quelle funebri» - e facendo seguito al Comunicato dei Vescovi Lombardi dello scorso 6 marzo, la Diocesi di Bergamo dispone i seguenti provvedimenti, in aggiunta alle precedenti disposizioni date.

Circa le esequie

•Le veglie funebri con convocazione pubblica presso la casa dei defunti, nelle case del commiato e presso gli obitori sono sospese.

•Il ministro ordinato può recarsi in forma privata presso il defunto per una preghiera.

•Al cimitero si celebri il rito della sepoltura come previsto dal Rituale per le Esequie senza la celebrazione della Messa.

•Anche durante le esequie al cimitero si raccomandi agli eventuali presenti il rispetto delle distanze imposte dalla normativa.

•Dove già è prassi che la parrocchia conceda spazi ad uso di camera ardente, lo si faccia solo a condizione che la bara sia chiusa, nel pieno rispetto delle indicazioni generali e specifiche dell’autorità comunale, sanitaria, regionale.

•I cortei funebri a piedi, sia dalla casa sia verso il cimitero, sono sospesi.

•La Messa esequiale sarà concordata con la famiglia a tempo opportuno al termine dell’emergenza.

•Il parroco avvisi per tempo la famiglia delle disposizioni attuali.

Circa altri sacramenti

È sospesa la celebrazione dei battesimi, cresime degli adulti e matrimoni.

Applicazione

Tutte le presenti disposizioni - insieme alle precedenti indicazioni che sono state date dalla diocesi e che permangono in ogni punto tranne che per quelli qui modificati - sono valide fino a nuovo provvedimento.

letterina 20200308 - Cosa vedo

Cosa vedo

Cosa vedo in questi giorni?
- Vedo una mamma con i suoi tre figli arrivare in chiesa e mettersi nei banchi in ginocchio, nel silenzio e nella preghiera.
- Vedo sui social le migliaia di visualizzazioni per le dirette della messa e della Via Crucis dalla nostra Parrocchia, un modo particolare di partecipare, ma certamente importante per non far spegnere il fuoco.
- Vedo, tra gli altri, questo commento scritto il 2 marzo, accanto alle foto della chiesa e delle opere esposte :”In questo periodo ci stiamo interrogando se sia tutto frutto di un equivoco, se veramente fosse necessario fermare attività e vita quotidiana, se la precauzione è eccessiva, su ciò che sarà ... Di certo, tra le mura di casa o passeggiando, stiamo giorno dopo giorno rivedendo le nostre priorità.
Abbiamo pure riflettuto sulla Fede avvertendo ancor più urgente un contatto più Alto. Le funzioni a porte chiuse, la partecipazione in remoto grazie al web, la vista dei banchi vuoti, hanno profondamente toccato il nostro cuore. Sentendoci “angeli in gabbia”, come la scultura esposta sull’altare, ecco che in questa Quaresima ci vogliamo liberare dalle nostre costrizioni, rivolgendoci a Colui che ha donato per noi la sua vita sulla Croce”.
- Vedo un papà seduto nel banco della chiesa e accanto la figlia di 3 media: la messa non c’è, ma quello era l’orario. E allora stiamo qui un po’...
- Vedo molti più lumini accesi all’Addolorata, al Sacro Cuore e alla Madonna del Rosario e penso che sono entrate in chiesa più persone.
- Vedo che qualcuno c’è sempre alle tre del pomeriggio per la Via Crucis quotidiana.
- Vedo e prego...

 

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letterina 20200301 - Il male? Uno specchio

Il male? Uno specchio

Così come mi è stato trasmesso, allargo questo scritto di un insegnante di Milano: ci aiuta a pensare a ciò che stiamo vivendo in questi giorni. E non solo.

“C'è chi dice che le persone cambiano, di fronte alle situazioni difficili. Non credo. Credo che di fronte al dolore, la malattia, le persone non cambino: si rivelano.
Diventano quello che sono sempre state. Solo si vede di più. E meglio. Per cui adesso si vedrà meglio chi siamo. Ciascuno di noi.
Chi userà il virus per farsi propaganda. Per raccattare quattro miserabili voti, sarà disposto anche ad aggiungere panico al panico.
Chi ha un locale e chiuderà, rinuncerà a lavorare e guadagnare, pur di evitare il pericolo di diffondere il contagio.
Chi se ne fregherà e continuerà a fare come ha sempre fatto, tanto cosa vuoi che succeda.
Chi si farà prendere dal panico, chi invece resterà lucido.
Chi inizierà a guardare storto chiunque, come ci fosse un untore dietro ogni volto.
Chi a fare un cenno di sorriso a tutti, anche agli sconosciuti, un modo per dire con gli occhi che sì, siamo in mezzo a un mare agitato, ma almeno siamo tutti sulla stessa barca.
Chi si rifiuterà di credere a quello che dicono le fonti ufficiali, e vedrà dietro ogni cosa un complotto.
Chi aspetterà in silenzio la fine di questa storia, e magari ne approfitterà per leggere quel libro lasciato a metà, per chiamare quei parenti che non sente da secoli.
Chi penserà solo a sé stesso, chi al bene di tutti.
Chi anche in mezzo al terrore avrà il coraggio di restare umano, chi farà vincere la paura.
Il male alla fine è solo uno specchio: ti mostra quello che sei veramente. A ognuno la scelta di cosa ritrovarsi al di là da quello specchio. A ognuno la scelta di cosa essere”.

 

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letterina 20200223 - Dare inizio

Dare inizio

Mercoledì diamo inizio alla Quaresima.
Già qui si usa una parola impegnativa: "dare inizio". Penso alle quaresime che non hanno dato inizio a niente, o quasi niente, nella mia vita. E penso con gratitudine al fatto che ogni anno la Chiesa mi riproponga la Quaresima. Come se io intuissi, in questo ripropormela, da un lato un atto di consapevolezza e dall'altro un atto di fiducia. Consapevolezza della fragilità umana: io non mi converto al vangelo in un anno, dura una vita la mia conversione al vangelo. D'altro lato un atto di fiducia: come mi venisse detto che quest'anno posso fare un passo - non dico un balzo da eroe, che non mi appartiene -, ma un passo, il mio piccolo passo. Questa Quaresima, dico questa, potrebbe essere evocata come un momento favorevole. "Ecco ora" scrive Paolo nella lettera ai Corinti (2 Cor 5) che ascolteremo nella seconda lettura "il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!".
All'inizio di questo cammino quaresimale, ciascuno di noi disegna un itinerario spirituale, individua alcuni impegni più concreti da attuare, si propone delle rinunce, si dispone a vigilare maggiormente su quelle che riconosce come tentazioni più consuete. Tutto questo va bene, è cosa buona e necessaria. Deve tuttavia non distrarci, soprattutto non deve farci dimenticare che il vero combattimento, la lotta autentica, si attesta su un terreno diverso.
Tutto quello che noi possiamo scegliere o decidere è come una palestra in cui esercitarci, un allenamento che ci prepara a giocare poi la partita vera, che però si decide altrove. Dobbiamo fare attenzione a non confondere l'allenamento con la partita vera, che è la vita stessa a proporci in modo sempre imprevedibile e sorprendente: la vita, che può scivolarci addosso, perché rimaniamo sempre in palestra senza mai affrontare il campo da gioco, o che al contrario possiamo trasformare nel tempo favorevole della grazia di Dio, se diventiamo capaci di reagire a tutto ciò che può accadere, e che non riusciamo né a prevedere né a dominare, rimanendo fedeli ai criteri di Dio anziché alle nostre logiche.
Per questo è importante scendere nel proprio cuore, abitare con pace il proprio mondo interiore, sgomberandolo da tutto ciò che lo riempie e non serve, e che soprattutto toglie spazio e tempo alla relazione con Dio nella quale matura e si plasma ogni altra relazione: quella con gli altri, nella forma dell'elemosina, cioè della condivisione, della solidarietà, della prossimità amorosa e quella con i beni della terra, nella forma del digiuno, della sobrietà, del non possesso.

Diamo dunque inizio... 

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letterina 20200216 - Eros redento

Eros redento

Tra i tanti ospiti al Festival di Sanremo c’è stato anche... il Cantico dei Cantici, portato sul palco dell’Ariston da Roberto Benigni. Raccogliamo qui una riflessione di Rosalba Manes che può essere sintetizzata in questo passaggio:
Il Cantico dei cantici non è il canto dell’amore libero ma dell’eros redento. Celebrare in eurovisione la bellezza di un libro della Bibbia offre l’opportunità di dischiudere dinanzi a una platea vastissima un tesoro che ha impregnato la fede, l’arte e la cultura in Europa. Al tempo stesso, però, è un’operazione delicata che richiede cura e un’ermeneutica corretta.
Entusiasmante è stato il modo con cui Benigni ha introdotto il Cantico: l’ha definito “la più bella canzone d’amore”, “una meraviglia del cielo e dell’umanità”, “la vetta della poesia di tutti i tempi”, “il libro del desiderio, non del possesso”.
Dopo però ha insistito a più riprese sui riferimenti alla sessualità contenuti nel libro e ha proseguito con la lettura di alcuni passaggi del Cantico in una traduzione che lasciava poco spazio all’immaginazione.
Il Cantico, che è entrato nel canone biblico non “per distrazione” e che nessuno ha mai pensato di togliere dalla lista dei libri ispirati, parla sì di sessualità con una carica erotica molto forte, ma anche dell’amore come maturazione dell’eros e donazione totale di sé nell’essere per l’altro. Non si tratta del canto del libero amore, di un amore che si sottrae ad ogni regola o di amori estranei all’orizzonte biblico, ma dell’amore tra l’uomo e la donna. Questo, infatti, torna a palpitare in tutto il suo splendore nel Cantico dove la frattura inflitta alla relazione uomo-donna in Genesi 3 con il peccato (che vede il predominio dell’uomo sulla donna) viene superata attraverso una relazione riconciliata, un eros redento, dove al dominio si sostituisce la reciprocità della comunione, all’accusa il linguaggio della lode, al conflitto l’amore.
Il Cantico non è né solo poesia erotica, né testo che può prestarsi a letture angelicate. È un testo polisemico, aperto cioè a più significati, che ha un carattere sapienziale e una dimensione simbolica.
Nel corpo della persona amata si concentra tutta la meraviglia del creato. La persona nella sua identità sessuale manifesta un Altro, la creatura manifesta il Creatore. Lui e lei sono una coppia di innamorati che iniziano una lunga avventura che contempla la ricerca, l’unione, ma anche la “notte”, in un travagliato apprendistato dell’amore che richiede cura, attesa e fedeltà. Lui e lei sono anche “immagine di Dio” (Genesi 1,27) nella loro relazionalità amorevole e comunionale, miracolo che riscalda ancora il mondo accendendo in esso il fuoco divino.

Adesso però leggetelo...

Cantico dei Cantici (link qui)

 

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