letterina 20140111

Don Bosco è qui

Nel prossimo mese di febbraio arriverà a Bergamo l’urna contenente le spoglie di  San  Giovanni  Bosco.  Molti sono gli Oratori della Diocesi dedicati a lui e che ne celebrano la  festa per diversi  giorni (nel calendario cade il 31 gennaio); il nostro Oratorio è invece dedicato a Pio X (che abbiamo pregato con alcuni cresimandi  nella  Basilica di San Pietro, a Roma, alla  fine  di dicembre, guardando  l’urna dove  è custodito).  E tuttavia la figura e la spiritualità di don Bosco possono essere di riferimento per chi vive la pastorale d’Oratorio con le nuove generazioni. Accogliamo quindi anche  noi  l’iniziativa della Congregazione Salesiana che, per festeggiare in modo significativo il bicentenario della nascita del proprio fondatore (1815-2015),  ha  pensato  di  far  precedere  tale  momento  dalla  peregrinazione dell’urna in tutto il mondo. E nel febbraio 2014, precisamente da venerdì 7 a domenica 9, sarà a Bergamo. La figura di San Giovanni Bosco -  uno dei più grandi educatori  dei  giovani  -  ben  si  presta  ad  animare  un’iniziativa  diocesana  che  si inserisce coerentemente tra quelle pensate per il ‘decennio’ che la CEI sta dedicando all’educazione e anche tra quelle pensate dalla nostra Diocesi per il Piano Pastorale.

"Il  corpo  di  San  Giovanni  Bosco  giunge  a  Bergamo.  Sì,  proprio  da noi!  Sono  davvero  tante  le  parrocchie  della  nostra  diocesi  che  gli hanno dedicato il proprio oratorio. Così facendo hanno scelto lui come modello per imparare ad accogliere e ad aver cura delle nuove generazioni, ma anche per chiedergli una particolare protezione, una preghiera speciale nella schiera dei santi. San Giovanni Bosco è per tutti coloro che vivono l’oratorio o hanno un compito educativo, un maestro e un esempio. Ma la sua presenza tra noi ce lo fa sentire anche come un amico che viene a trovarci e per cui fare festa: una festa straripante di riconoscenza!" 

Vescovo Francesco

 

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Lettera alle sette chiese

Animazione Domenicale

Incontri Vicariali per Giovani

     
     

letterina 20140104


 

Stelle e oroscopo

Tutti siamo in cerca  di una stella che orienti i passi della nostra vita. Anche i Magi hanno scrutato le stelle e una stella li ha condotti alla grotta di Betlemme.
Per i cristiani c’è una stella polare che ogni giorno sa indicarci il cammino: il Vangelo. Ma, appena sentiamo la parola “Vangelo” la nostra attenzione va a zero e fa partire uno sbadiglio; se invece sentiamo “oroscopo” le antenne si alzano. Tutti dicono: “Non ci credo, però fammi sentire…” Proviamo a sfogliare le pagine del Vangelo, a rileggere quello che Gesù ha detto per trovarvi le stelle del Vangelo, parole come un “oroscopo” per questo nuovo anno.
ARIETE Per la vostra vita non affannatevi, il Padre vostro sa di cosa avete bisogno prima ancora che glielo chiediate.
TORO Sia il vostro parlare “sì” o “no”; il di più è frutto del male.
GEMELLI Dà a chi ti domanda e non volgere le spalle a chi ti chiede.
CANCRO Il Signore ama chi dona con gioia.
LEONE Quanto volete che gli altri facciano a voi, voi fatelo a loro.
VERGINE Guardate i fiori dei campi; se Dio rende così belli i fiori che appassiscono, a maggior ragione avrà cura di voi.
BILANCIA Togli prima la trave dal tuo occhio, poi potrai togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
SCORPIONE Là dove è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore.
SAGITTARIO Sapranno che siete miei testimoni da come vi amerete.
CAPRICORNO Guardatevi da chi sembra pecora, ma dentro è lupo rapace.
ACQUARIO La verità vi farà liberi.
PESCI Non vendicarti, ma porgi l’altra guancia.

 

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Epifania

 

Incontri Vicariali per Giovani

     
     

letterina 20131228


 

Fraternità, fondamento e via per la pace

In questo mio primo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, desidero rivolgere a tutti, singoli e popoli, l’augurio di un’esistenza colma di gioia e di speranza. Nel cuore di ogni uomo e di ogni donna alberga, infatti, il desiderio di una vita piena, alla quale appartiene un anelito insopprimibile alla fraternità, che sospinge verso la comunione con gli altri, nei quali troviamo non nemici o concorrenti, ma fratelli da accogliere ed abbracciare.
Infatti, la fraternità è una dimensione essenziale dell’uomo, il quale è un essere relazionale. La viva consapevolezza di questa relazionalità ci porta a vedere e trattare ogni persona come una vera sorella e un vero fratello; senza di essa diventa impossibile la costruzione di una società giusta, di una pace solida e duratura. E occorre subito ricordare che la fraternità si comincia ad imparare solitamente in seno alla famiglia, soprattutto grazie ai ruoli responsabili e complementari di tutti i suoi membri, in particolare del padre e della madre. La famiglia è la sorgente di ogni fraternità, e perciò è anche il fondamento e la via primaria della pace, poiché, per vocazione, dovrebbe contagiare il mondo con il suo amore… Il racconto di Caino e Abele insegna che l’umanità porta inscritta in sé una vocazione alla fraternità, ma anche la possibilità drammatica del suo tradimento. Lo testimonia l’egoismo quotidiano, che è alla base di tante guerre e tante ingiustizie: molti uomini e donne muoiono infatti per mano di fratelli e di sorelle che non sanno riconoscersi tali, cioè come esseri fatti per la reciprocità, per la comunione e per il dono… Nell’anno trascorso, molti nostri fratelli e sorelle hanno continuato a vivere l’esperienza dilaniante della guerra, che costituisce una grave e profonda ferita inferta alla fraternità. Per questo motivo desidero rivolgere un forte appello a quanti con le armi seminano violenza e morte: riscoprite in colui che oggi considerate solo un nemico da abbattere il vostro fratello e fermate la vostra mano! Rinunciate alla via delle armi e andate incontro all’altro con il dialogo, il perdono e la riconciliazione per ricostruire la giustizia, la fiducia e la speranza intorno a voi!

  Dal messaggio del Papa

 

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Capodanno

 

Incontri Vicariali per Giovani

     
     

letterina 20131221

Inquietudine (2)

Ecco la “terapia d’urto” per la rassegnazione (ricordi la prima parte?)  
Innanzitutto prenditi del tempo per ritrovare i segni della tua vocazione di figlio di Dio. Ogni città ha un santuario, come in ogni chiesa trovi un prete.
Chiedi che attraverso un santo o una confessione o una comunione si sia riannunciato ciò che sei: creatura amata e voluta, desiderata e riscattata a caro prezzo.

Poi cerca la tua “piccola scomodità”. Tutti si vantano delle grandi e nuove comodità che sono riusciti a guadagnare dopo un anno di lavoro. Tu vantati della tua “piccola scomodità”. Io porto una tonaca a forma di croce che mi tiene caldo d’estate e freddo d’inverno. E’ la mia “piccola scomodità” che mi aiuta a fare penitenza, cioè a convertirmi, cioè a ricordarmi tutti i giorni che non è finita qui, che sono ancora in cammino e che il meglio, anche il meglio di me, deve ancora venire. E in quella direzione voglio camminare.
Terzo: fai l’intervista. Spendi del tempo, un pomeriggio, con qualcuno che ti vuole bene. Domandagli. “ma tu, come mi vedi?” Lasciati dire le cose, accetta.
E ringrazia Dio che c’è qualcuno che ti corregge. Ti vuole bene sai.
Ultime due medicine: non essere geloso del tuo tempo libero. Se ne hai troppo a disposizione c’è qualcosa che non funziona. Se in molti si prendono la libertà di disturbarti significa che dai spazio e attenzione e bene, gratuitamente. La gente annusa: dove c’è disponibilità va.

E poi, davvero per finire, non limitarti al tuo. Al di là del dovere. Andare al di là del dovere. Non per dovere, ma per passione. Prendi qualcosa dalle spalle dell’altro: una preoccupazione, un debito, una preghiera da fare a Dio, un problema, una solitudine. Ti auguro di passare notti inquiete. Non insonni, ma inquiete. Perché è così bello fare bene il bene che non vedi l’ora che sia giorno. Manda in vacanza il demone di mezzogiorno, quello che spegne la capacità di pensare e vegliare e attendere e leggere la realtà senza ingoiare con un bicchiere d’acqua anche i cammelli delle stupidità di stagione. Inquieti per vocazione non per puntiglio e neppure per moda.  Figli inquieti e non schiavi tranquilli. Per continuare a disturbare con l’amore, con la fede e la speranza. Possiamo augurarci buon Natale del Signore così?

(da uno scritto di Sr Katia)

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Concorso Presepi 2013

Chierichetti

Capodanno

 

Incontri Vicariali per Giovani

 
     

letterina 20131214

Inquietudine

A partire dalla grande figura di Giovanni il Battista, lasciamoci guidare dall’inquietudine che non fa rima con quieto vivere né con rassegnazione.

Il quieto vivere è una specie di “tristezza del bene divino” come di ceva Tommaso d’Aquino: tutto quello che riguarda Dio e il suo Vangelo in fondo ci annoia, le sue parole ci appaiono come un’esagerazione, la sua bontà per i fratelli come un’ingiustizia. La rassegnazione, ci obbliga nel tempo a girare a vuoto: Scorrono giorni e anni e non costruiamo nulla per cui possiamo dire “che bello” e come dice l’Apostolo “viviamo in continua agitazione ma senza far nulla”.
La sintomatologia eccola qui. E puoi fare la conta.
Se totalizzi 5 punti… sei in grave pericolo di VITA!

  • Insoddisfazione diffusa e tendenza alla polemica. In genere nelle fotografie di gruppo sei quello che non sorride.
  • Impazienza accompagnata da una certa agitazione del corpo … non stai mai fermo. Voler tutto e subito è diventato un vanto.
  • Sonnolenza continua e ricorsi eccessivi a riposini e pennichelle. Il sonno senza sogno è un’ottima via di fuga dalla realtà.
  • Irritazione per chi fa il bene … perché sicuramente avrà un secondo fine. E tu mica sei fesso: nessuno se ne è accorto, ma tu sì … perché sei più intelligente.
  • Tendenza ad accontentarti: nello studio, nell’amicizia, nel lavoro, nell’impegno in parrocchia, con Dio, in amore. Se c’è un proverbio che citi spesso è proprio “in medio stat virtus” … sei come le giacchette che vanno bene per ogni stagione.

Guarire si può. Agitati si nasce, ma inquieti si diventa. E la terapia, d’urto se necessario, è da assumere senza preoccupazione di sovradosaggio. Non esistono controindicazioni.  
Alla prossima...

 

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Venite Adoremus

Ritiri dell'Avvento

Confessioni Ado

Concorso Presepi 2013

Chierichetti

Capodanno

 

Incontri Vicariali per Giovani

 

letterina 20131207

Evangelii gaudium

Sul foglio che ogni giorno accompagna l’ora di adorazione in questo tempo di Avvento, ci sono alcuni stralci della lettera di papa Francesco . Qui troviamo un “bigino” della prima parte che invita alla lettura.
La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù": inizia così l'Evangelii gaudium, con cui papa Francesco affronta il tema dell'annuncio del Vangelo nel mondo di oggi. É un appello a tutti i battezzati, senza distinzioni di ruolo, perché portino agli altri l'amore di Gesù in uno "stato permanente di missione" (25), vincendo "il grande rischio del mondo attuale": quello di cadere in "una tristezza individualista" (2).  Il papa invita a "recuperare la freschezza originale del Vangelo", Gesù non va imprigionato entro "schemi noiosi" (11). Occorre "una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno" (25) e una riforma delle strutture ecclesiali perché "diventino tutte più missionarie" (27). Pensa, infatti, anche a "una conversione del papato" perché sia "più fedele al significato che Gesù Cristo intese dargli e alle necessità attuali dell'evangelizzazione". Il ruolo delle Conferenze episcopali è da valorizzare realizzando concretamente quel "senso di collegialità" che finora non si è ancora pienamente concretizzato (32). Più che mai necessaria è "una salutare decentralizzazione" (16) e in questa opera di rinnovamento non bisogna aver timore di rivedere consuetudini della Chiesa "non direttamente legate al nucleo del Vangelo" (43). Il verbo messo al centro della riflessione è "uscire". Le chiese abbiano ovunque "le porte aperte" perché tutti coloro che sono in ricerca non incontrino "la freddezza di una porta chiusa". Nemmeno le porte dei sacramenti si dovrebbero mai chiudere. L'eucaristia stessa "non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli". Il che determina "anche conseguenze pastorali che siamo chiamati a considerare con prudenza e audacia". (47). Molto meglio una Chiesa ferita e sporca, uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa prigioniera di se stessa. Non si abbia paura di lasciarsi inquietare dal fatto che tanti fratelli vivono senza l'amicizia di Gesù (49). Su questa via la minaccia più grande è quel "grigio pragmatismo della vita quotidiana della Chiesa, nel quale tutto apparentemente procede nella normalità, mentre in realtà la fede si va logorando" (83). Non ci si lasci prendere da un "pessimismo sterile" (84). Il cristiano sia sempre segno di speranza (86) attraverso la "rivoluzione della tenerezza" (88). 

 

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Venite Adoremus

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