Guardiamoci negli occhi e osiamo sperare

Guardiamoci negli occhi e osiamo sperare

“Il tempo della vita degli antichi era quieto, lungo e bello. Ora, invece, il tempo della nostra vita è abbreviato dalle malattie, dalle guerre ed è molto cattivo”, così si lamentava 2200 anni fa un anonimo autore ebreo. Corredata da statistiche, bilanci e sondaggi, il lamento rieccheggia ancora oggi.

Ironicamente lo scrittore inglese Chesterton raccomandava questa definizione: “un ottimista è chi ti guarda negli occhi, il pessimista ti guarda i piedi.”
Proviamo allora a riproporre questa parola “ottimismo”: andando controcorrente guardiamo negli occhi le persone che ci stanno attorno. Certo, televisione, mass media e giornali filtrano solo i preparativi della macchina di guerra e le stragi quasi quotidiane di innocenti. Ma chi mai registra il desiderio e l’impegno di pace di milioni e milioni di persone che non si rassegnano alla devastazione e alla morte bellica? Impressionano le dichiarazioni dei Capi di Stato, di Generali, di Esperti di strategia, eppure quanto più emozionano le parole tenue ed affaticate di un Papa che, continuamente, fa balenare un altro orizzonte possibile in cui giustizia e pace possono abbracciarsi.
Scorrono davanti ai nostri occhi immagini di devastazioni, palazzi sventrati; eppure ogni giorno nel mondo milioni di volontari sono pronti a curare le piaghe, a sfamare i disperati, ad accogliere i profughi, a vivere accanto agli ultimi della terra.
Di sicuro fanno più notizia politici ed attori, uomini potenti e di successo, ma sono molti di più i bambini e gli adulti dai volti spontanei, che continuano a mettersi in gioco, a credere ed amare, a commuoversi, a cantare e a sperare.
E proprio su questa ultima parola, così profondamente cristiana ed umana, che si ha quasi pudore a pronunciare di questi tempi, che occorre investire di più. Sperare è una cosa difficile, la cosa facile è disperare. Proviamo a respingere questa tentazione, soprattutto come credenti, sicuri che come è scritto nell’Apocalisse: “Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi, non ci sarà più la morte, né il lutto, né il lamento, né l’affanno perché le cose di prima sono passate.”

Riccardo

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