Apriamo la porta del cuore, per scoprire la bellezza di essere vivi

Apriamo la porta del cuore, per scoprire la bellezza di essere vivi

“Stacchiamo il piede dall’acceleratore” e rallentiamo l’esagerata corsa del fare e del lavorare sacrificando tempo e passione agli affetti familiari, parentali e amicali.
“Lasciamoci riconciliare con Dio”. Sono ancora vive le parole di augurio di don Angelo durante l’omelia della notte di Natale.

E quale augurio ci scambieremo per l’anno nuovo?
L’augurio di avere occhi nuovi, per guardare il mondo e gli uomini con maggiore fiducia. Occhi che guardano il creato e i suoi abitanti con la speranza per ciò che di buono portano in sé.
Mani nuove che non si stringono in pugni per colpire l'altro ma si protendono in gesti di amicizia. Mani nuove per costruire oggetti di pace e non di guerra, mani che non distruggono, nel loro fare, il creato ma lo sanno custodire.
Una testa per pensare e collaborare a costruire condizioni di vita migliori, più giuste e non volta a creare condizioni di ingiustizia sempre più disumane. Un cuore nuovo, un cuore da bambino, entusiasta, che sa ricevere e dare amore, un cuore che sa ben governare gli occhi, le mani, i piedi e la testa, capace di dare e ricevere tenerezza, capace di dare e ricevere misericordia, capace di amare e di lasciarsi amare.
Allora, se è così, ogni giorno dell’anno sarà un miracolo: il miracolo di volti sorridenti di tante persone provate dalla fatica della vita; il miracolo di scoprirsi utili di chi ha perso il senso della festa.
Liberi dal dover fare, dal dover sembrare, dal dover dimostrare, liberi di abbandonarci ad un altro, ad una madre, ad un padre, ad un figlio, ad un amore, ad una comunità. E in questa festa, l’augurio che tutti noi possiamo trovare un posto per servire ed essere serviti, alla mensa di coloro che credono nella salvezza di questo mondo attraverso la fede, la pace, l’amore.
Aprendo la porta del cuore, per scoprire la bellezza di essere vivi.

Riccardo

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