Quando un uomo muore...

Quando un uomo muore...

Durante questi giorni la nostra fede viene messa a dura prova, la malinconia e la mancanza di una persona cara prende il sopravvento su quest’ultima, allargando la voragine che la morte di un amico o un parente ha creato dentro di noi.

Leggendo questa frase, scritta da John Donne, un poeta inglese seicentesco, possiamo trovare una metafora efficace e un pensiero sereno per affrontare questi giorni all’apparenza cupi. La vita è come un libro, e attenzione, non un libro qualsiasi, ma un libro donato e regalato, senza chiedere nulla in cambio, uno di quelli da leggere pagina per pagina, con attenzione per non perdersi nemmeno una parola, ricco di emozioni e colpi di scena. Un giorno questo libro termina, lo scrittore ha scelto che il libro doveva finire così, in quel momento, e ci chiede di restituirglielo.
Potete immaginare la reazione del lettore, molte volte addirittura adirato ed arrabbiato, si lamenta di non aver letto bene alcune parti oppure di averne tralasciate altre ma il saggio scrittore lo tranquillizza dicendogli che ora gli donerà un altro libro, talmente bello che la nostra mente non potrà nemmeno immaginare, un libro senza fine, scritto in una lingua dove il suono di ogni parola può far sbocciare i fiori e risplendere di luce tutto intorno, una lingua divina, dove il verbo si fa carne. In questo preciso momento i nostri cari stanno godendo di questa magnifica lettura, ammaliati dal dolce suono delle sue parole, inebriati dalla sua luce e straripanti di gioia. Durante questa ricorrenza la tristezza divamperà nel nostro cuore, noi dobbiamo accoglierla ed ospitarla dentro di noi, sicuramente avere nostalgia delle persone che ci stavano a cuore che sono passate oltre, di un loro abbraccio o di un loro sorriso, ma non dobbiamo preoccuparci di loro, c’è qualcuno che già lo fa per noi, prendendosi cura di loro. Dobbiamo vedere così la morte, la fine di un libro, sapendo però che il vero capolavoro deve ancora arrivare.

Geremia, animatore Ado

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