Ci stiamo assuefacendo alla sofferenza dei bambini?

Ci stiamo assuefacendo alla sofferenza dei bambini?

Oggi ci confrontiamo con un presente che sembra ancora troppo simile al passato: ottant’anni fa la fine della Seconda guerra mondiale ci consegnò la speranza di un mondo finalmente capace di pace, ma oggi viviamo in una realtà in cui la guerra è tornata ad essere protagonista. Le guerre aperte nel mondo mettono in luce tanti drammi e sofferenze. Tra queste colpiscono particolarmente quelle che toccano i bambini. La guerra li considera come adulti e toglie loro la bellezza dell’infanzia, con tutti i diritti che questa porta con sé.

È triste vedere immagini quotidiane di uomini donne e bambini che tendono pentole e ciotole verso quel poco cibo rimasto, in un disperato istinto di sopravvivenza.
Quanti anni rubati, quanta infanzia cancellata.
Ci stiamo assuefacendo alla sofferenza dei bambini? Purtroppo, sembra di sì. Ma in tal modo finiamo per assuefarci alla fine del futuro.
Ogni bambino è un segno di novità per un tempo stanco e bloccato. La loro stessa nascita è un evento: arriva una nuova vita, una nuova persona, una nuova presenza così intensa da rinnovare l’identità della gente che la circonda. I bambini chiedono anche a noi quella novità e quel futuro che gli viene negato. Una novità e un futuro che salverebbe tutti. Anche noi adulti.
La pace non è solo un obiettivo lontano, ma una responsabilità di ciascuno di noi.
E allora voglio credere ancora in quella umanità che abbatte le frontiere, che non usa armi, ma sa usare il cuore. Questa è l’umanità che crede nell’amore.

Riccardo

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