Laodicea

Per una chiesa che si vanta

 

Dall'Apocalisse di S. Giovanni Apostolo
All'angelo della Chiesa che è a Laodicea scrivi:
Così parla l'Amen, il Testimone degno di fede e veritiero, il Principio della creazione di Dio: Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca. Tu dici: Sono ricco, mi sono arricchito; non ho bisogno di nulla. Ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo. Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, e abiti bianchi per vestirti e perché non appaia la tua  vergognosa nudità, e collirio per ungerti gli occhi e recuperare la vista. Io, tutti quelli che amo, li rimprovero e li educo. Sii dunque zelante e convertiti. Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, come anche io ho vinto e siedo con il Padre mio sul suo trono. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese”.

 

 

 

Filadelfia

Pino Viscusi
 Marzo 2004

UN ARCO TI INTRODUCE A LAODICEA:

PAROLE PIENE DI LUCE PERCHE’ GIUNGONO DALLA LUCE.

LAODICEA: L’ULTIMA LETTERA.

ULTIMA PERCHE’ ARRIVA DOPO SEI.

MA ULTIMA ANCHE PERCHE’ SINTESI DI TUTTE.

E QUINDI MAI SOLAMENTE ULTIMA.

ANCHE OGGI E’ LAODICEA:

SE TI BASTA VIVACCHIARE,

SE TI BASTA LA SCORZA ESTERIORE,

SE NON AMI PIU’.

ANCHE OGGI E’ LAODICEA:

SE PENSI DI VEDERCI BENE CON I TUOI SOLI OCCHI,

SE LE TUE COSE TI CHIUDONO IN UNA TORRE,

SE PENSI DI SALVARTI DA SOLO.

LETTERE: QUELLE ALLE CHIESE.

LETTERE: PER UN ALFABETO DI LIBERTA’.

RIUNISCI LE LETTERE SPARSE, CON IL FILO DORATO DELLO SPIRITO CHE PARLA ALLE CHIESE.

TROVERAI IL DESIDERIO DI DIO:

INCONTRARTI PER FARE FESTA.

“Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta io verrò da lui”

 

 Scheda Ragazzi

 

Laodicea

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Notizie storiche

Laodicea fu fondata intorno al 250 a.C. da Antioco II e così chiamata in onore di sua moglie Laodice. Fu un grande centro della cultura ellenistica e crebbe notevolmente di importanza intorno al 190 a.C., quando divenne una provincia romana. Dal punto di vista religioso, erano molto importanti il culto a Zeus (Giove) e il culto imperiale (conseguenza della colonizzazione romana). La comunità ebraica era piuttosto numerosa.
Oltre all’importanza culturale, Laodicea era celebre per altre ragioni:
• a circa 20 Km di distanza una scuola di medicina mise in circolazione un portentoso farmaco per gli occhi (la «polvere frigia»), che subito venne impiegato su larga scala;
• poco fuori dalle mura veniva allevata una particolare razza ovina, dalla lana soffice, nera e brillante, che veniva utilizzata per confezionare vestiti di gran pregio;
• infine la città divenne, grazie ai fiorenti commerci, anche un importante centro bancario.
Il benessere economico le permise addirittura di rifiutare l’aiuto di Roma per la ricostruzione a seguito di un terremoto nel 60 d.C.
Non si conoscono le origini della chiesa di Laodicea, ma sicuramente si sa che l’apostolo Paolo la ebbe a cuore, ed Epafra, suo fedele collaboratore, partecipò attivamente alla crescita spirituale di questi fratelli  (Colossesi 2,1-3 e 4,12-16).


Esame della situazione

Amen. Inizialmente era un aggettivo che significava «vero, fedele», poi fu utilizzato come avverbio, divenendo un termine di approvazione a quanto veniva affermato. Spesso lo troviamo all’inizio dei discorsi di Gesù, dove viene tradotto con «in verità». Viene usato come sostantivo, oltre al nostro contesto, anche in 2Corinzi 1:20, ove Paolo dice che le promesse di Dio hanno l’Amen (cioè la certezza di realizzazione) in Cristo.
Il principio della creazione di Dio. Cristo è protagonista della creazione, in quanto mezzo con il quale Dio la ha operata: «In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste».(Giovanni 1,1-3)
Nè freddo, né caldo. Il senso di questi aggettivi è ovviamente metaforico. La dispiaciuta constatazione di Gesù è che i Laodicesi non erano né ferventi né completamente inerti. Se così fosse stato, sarebbe stato più facile riuscire a colpire nel segno con il rimprovero, perché:
1. se si è ferventi, vuol dire che si ama il Signore, il Suo Regno e la Sua Parola e quindi si è in grado di recepire la riprensione e, di conseguenza, ravvedersi;
2. se si è freddi, significa che spiritualmente si è toccato il fondo; una sana riprensione avrà allora il potere di scuoterci, di farci riconoscere il nostro stato pietoso, e, quindi, di farci rialzare.
Ti vomiterò dalla mia bocca. Un’espressione simile ricorre anche nel Vecchio Testamento in Levitico 18,28 e 20,22: se il popolo di Israele non avesse osservato i precetti dell’Eterno, abbandonandosi alle pratiche dei popoli pagani, la Terra Promessa li avrebbe vomitati. Nel nostro contesto, però, il significato è più forte, perché è il Signore stesso a vomitare il Suo popolo. Se Gesù usa questa espressione significa che questi cristiani sono per Lui come un «peso sullo stomaco».
Io sono ricco. Era molto probabile che diversi membri della comunità, visto il contesto sociale, fossero benestanti e quindi la chiesa aveva molti mezzi per il proprio sostentamento e per la predicazione del Vangelo. La realtà materiale di questi cristiani, però, non rifletteva di certo quella spirituale: il Signore giudica l’«angelo»della chiesa infelice, miserabile, povero, cieco e nudo!
Io ti consiglio... Ecco il vero oro, la vera ricchezza! Il mondo di allora, come quello di oggi, proponeva solo l’illusione delle ricchezze e del benessere. Solo con Cristo possiamo arricchirci delle cose che contano (Matteo 6,19-21). Le vesti bianche sono il simbolo della purezza (in contrasto con quelle nere prodotte a Laodicea). Senza queste non si può comparire davanti alla mensa del Signore (si veda la parabola delle nozze in Matteo 22,11)!
Io riprendo e castigo… La riprensione e il castigo sussistono in virtù dell’amore: anche un genitore che ama il proprio figlio non gli risparmia una punizione al fine di correggerlo (Ebrei 12,8-11). L’equilibrio riprensione-amore non è spesso facile da ottenere nella chiesa: è facile infatti finire negli estremi opposti, cioè evitare di riprendere oppure riprendere sempre e troppo, e in entrambi i casi con la convinzione di averlo fatto per amore. Come fare allora? Se ci esaminiamo seriamente e profondamente prima di riprendere un fratello, sicuramente la nostra azione, qualunque sia, sarà mossa da sincero amore.
Io sto alla porta e busso. Cristo non obbliga nessuno a seguirlo! Va ricordato, però, che un giorno tutti gli uomini si presenteranno a bussare alla Sua porta per voler entrare nella vita eterna e molti ne resteranno fuori (Luca 13,22-30).