Introduzione

Periodo storico

Il libro dell’Apocalisse è stato redatto verso la fine del I secolo, in un contesto di violente persecuzioni contro la chiesa promosse dall’imperatore Domiziano, con l’obiettivo di rialzare e rafforzare il morale dei cristiani afflitti. Si tratta quindi di un libro di consolazione e di speranza: anche se le cose quaggiù vanno “male”, Cristo ha già vinto la battaglia nei cieli e chi persevera vincerà con Lui.
Un altro grosso problema di questo periodo era l’eresia, che si manifestava sostanzialmente in due modi: l’adesione allo gnosticismo e il compromesso con i culti pagani. Nelle lettere alle sette chiese vi sono pertanto numerose esortazioni a respingere l’eresia: forti rimproveri per coloro che stavano cedendo e lodi unite ad incoraggiamento verso chi stava resistendo.

 

Destinatari

Una domanda tipica di chi affronta il testo dell’Apocalisse per la prima volta è: «Le chiese destinatarie delle lettere erano simboliche o reali?».
Conoscendo la posizione geografica delle varie città e alcune caratteristiche della società in cui erano inserite, desumiamo che si trattava di chiese vere.
Per esempio:
Laodicea era famosa per la produzione di tessuti pregiati e di un farmaco per gli occhi. Alla chiesa di questa città, Cristo consiglia di acquistare da Lui vesti bianche e collirio.
• Le rovine di Pergamo attestano che era la sede per eccellenza del culto pagano. Cristo la definisce il «trono di Satana».
Sardi subì per due volte un’invasione nemica e venne saccheggiata.
Questi eventi sorpresero gli abitanti che ritenevano la loro città inespugnabile. Cristo avverte i cristiani che se non si ravvedono saranno colpiti nel momento in cui meno se lo aspettano.
Un altro elemento a riprova della effettiva esistenza delle chiese destinatarie delle lettere è che le rispettive città si trovavano sul percorso di una importante strada romana. L’ordine (si veda la cartina) segue un circuito ad anello che parte da Efeso e, idealmente, si chiude in questa stessa città.
 

Schema delle lettere

Le lettere sono state dettate con un ordine preciso, comune a tutte quante:
• il destinatario (l’angelo della chiesa);
• presentazione del mittente: Gesù Cristo (ogni lettera contiene un aspetto peculiare della Sua figura, quale appare nella visione data a Giovanni nel capitolo 1,12ss – Cfr. pag. 5);
• esame della situazione;
• esortazione;
• promessa di premio.

 

All’«angelo»

Può sembrare strano ai cristiani di oggi che una lettera sia indirizzata all’angelo di una chiesa e non direttamente alla chiesa. Il fatto è che nel linguaggio apocalittico ogni realtà terrena ha un suo riflesso nella realtà ultraterrena; pertanto, parlare all’angelo di una chiesa significa parlare alla parte invisibile di essa, alla parte celeste, quella vera, quella in cui non contano le apparenze. In questo modo vengono alla luce delle grosse sorprese: ad esempio una chiesa apparentemente ricca e forte si rivela essere sul punto di morte, mentre una chiesa ritenuta dagli uomini debole è, in realtà, benedetta da Dio, perché sta resistendo fedelmente alla prova.

 

Importanza per i cristiani di oggi

A una prima lettura si può pensare che queste sette chiese siano state privilegiate da Dio, in quanto hanno ricevuto una lettera direttamente da Cristo. Forse tutte le chiese vorrebbero oggi ricevere una lettera direttamente da Cristo, compresa quella di cui facciamo parte. Ma non lamentiamoci: se sapremo leggere i contenuti con «occhi spirituali» e con una sana autocritica, sicuramente ne trarremo un grosso giovamento, al punto tale da individuare qua e là il contenuto della lettera all’angelo della nostra chiesa.
La peculiarità di queste lettere, rispetto alle altre del Nuovo Testamento, è che sono state scritte (o meglio dettate) direttamente dal Signore Gesù e, pertanto, riflettono alla perfezione le realtà che descrivono: ogni chiesa compare di fronte al Signore per quello che è realmente e viene giudicata di conseguenza. Questo deve fare tremare e sperare il
cristiano: tremare perché non può evitare un serio esame di coscienza, sperare perché il testo infonde fiducia nel futuro vittorioso che attende chi segue le vie del Signore, nonostante le situazioni della vita siano apparentemente sfavorevoli.

 

La figura di Cristo nella presentazione iniziale

All’inizio dell’Apocalisse (1,12ss), Gesù si presenta a Giovanni in visione.
Ora, come mi voltai per vedere chi fosse colui che mi parlava, vidi sette candelabri d'oro e in mezzo ai candelabri c'era uno simile a figlio di uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d'oro. I capelli della testa erano candidi, simili a lana candida, come neve. Aveva gli occhi fiammeggianti come fuoco, i piedi avevano l'aspetto del bronzo splendente purificato nel crogiuolo. La voce era simile al fragore di grandi acque. Nella destra teneva sette stelle, dalla bocca gli usciva una spada affilata a doppio taglio e il suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza. [...]Io sono il Primo e l'Ultimo e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi. [...]le sette stelle sono gli angeli delle sette Chiese e i sette candelabri sono le sette Chiese.
Notiamo che la descrizione usa sempre espressioni del tipo «simile a»e «come»: ciò sta ad indicare che la divinità non può avere alcun termine di paragone umano, materiale. Tali espressioni servono allo scrittore sacro per dare agli uomini un’idea di ciò che ha visto (si veda anche l’esperienza di Paolo in 2Corinzi 12,1-4).
La visione ci presenta Cristo per ciò che Egli è realmente ora: non un uomo martoriato, crocifisso, sottoposto alle persecuzioni degli uomini, ma il Figlio di Dio, il Re, il primo e l’ultimo, il vincitore, colui che ha potere su tutto. La visione celeste fa venire meno Giovanni, che non può resistere a tanto splendore, ed ecco che, assieme all’aspetto della potenza, emerge quello della misericordia di Cristo: quando posa la mano destra (simbolo di salvezza) sul capo di Giovanni, egli dice: «Non temere». Il connubio tra la maestà e la misericordia di Cristo è un fattore fondamentale per la consolazione dei cristiani afflitti di ogni tempo e luogo.
Il fatto che Gesù stia in mezzo ai candelabri attesta la Sua presenza nelle chiese (ogni chiesa vivente ha un corrispondente «candelabro» nei cieli).